Il movimento ci aiuta a pensare in modo creativo. Questa intuizione ha più di 2000 anni ed è già nota ai filosofi dell’antica Grecia. Ma qual è la connessione tra movimento e cognizione da un punto di vista scientifico? Cosa succede nel cervello quando camminiamo? Le persone che si muovono raramente sono meno creative?
A tutte queste domande prova a rispondere un nuovo studio della Julius-Maximilians-Università t Wu’rzburg, pubblicato su Psychological Research, secondo il quale non è il movimento di per sé che aiuta a pensare in modo più flessibile, ma più precisamente la libertà di muoversi senza costrizioni esterne, di compiere movimenti autodeterminati.
Di conseguenza, anche piccoli movimenti da seduti possono avere gli stessi effetti positivi sul pensiero creativo. È importante è che non siano soppressi o costretti a schemi regolari. “Purtroppo, questo accade quando le persone si concentrano, ad esempio, su un piccolo schermo”, spiega la ricercatrice Barbara Ha’ndel. Il maggiore utilizzo di telefonini e dispositivi simili – anche in ambito educativo ai tempi della pandemia – potrebbe quindi avere per la studiosa un effetto negativo sui processi cognitivi come la creatività.